Il dottor Luca De Ponti è il nuovo medico sociale dell’Atletica Riccardi Milano 1946: il suo nome è molto conosciuto nell’ambiente dell’atletica nazionale e milanese, alla luce dei numerosi atleti di livello nazionale operati.
D’altronde l’atletica leggera è lo sport del cuore del medico milanese specializzato in Ortopedia e i suoi primi approdi in pista avvennero proprio con la maglia verde indosso: «Iniziai al primo anno da allievo proprio con la Riccardi - ricorda il dottor De Ponti, classe 1957 -: con la maglia verde corsi per sei stagioni prima di disputare altri tre anni tra Snia, Esercito e Pro Patria e smettere con lo sport per dedicarmi alla professione medica. All’epoca abitavo in prossimità del Foro Bonaparte: l’Arena era a un tiro di schioppo, è stato quasi naturale avvicinarmi all’atletica leggera e alla Riccardi. Con la maglia verde ho ottimi ricordi, legati soprattutto ai Campionati di Società: porto nel cuore quello della stagione 1976, quando fui titolare nei 110 ostacoli: a 19 anni ero il più giovane della squadra, assieme a grandi atleti come il pesista Angelo Groppelli. Il mio unico rammarico è non aver mai vestito la maglia della Nazionale: ero stato convocato per una rappresentativa Under 21 ma dovetti rinunciare per un infortunio». Negli ostacoli alti De Ponti sarebbe arrivato a detenere un PB da 14”9 manuale, ma la sua gara d’elezione erano i 400 ostacoli, con una presenza nella top ten tricolore Assoluta per alcune stagioni e un personale da 53”0.
Appese le scarpette al chiodo Luca De Ponti ha conquistato le scene di piste e pedane grazie alle grandi capacità come ortopedico e come chirurgo, frutto di anni di studio in giro per il mondo. Il dottor De Ponti ha attinto a piene mani dalla cosiddetta “scuola finlandese”: «Mi interessava molto la chirurgia del tendine d’Achille: Tra gli Anni Settanta e Ottanta la Finlandia era all’avanguardia in materia: nel Paese nordico ho potuto imparare dal professor Sakari Orava, un luminare del settore (ha avuto pazienti come Haile Gebrselassie, Merlene Ottey e David Beckham, ndr) , allievo del dottor Kwist, l’iniziatore della scuola finnica. Negli Usa ho invece seguire a New York il lavoro del dottor John Pagliano, il primo a occuparsi di tutti gli aspetti biomeccanici di appoggio del piede». “Lezioni” importanti che hanno fatto del dottor De Ponti un riferimento nell’ambito proprio degli interventi sul tendine d’Achille. Luca ne ricorda uno in particolare: «Nel 1990 operai Luca Toso (già primatista italiano di salto in alto, oggi coach di Lorenzo Biaggi, colonna della Riccardi 1946 nella specialità, ndr) al tendine d’Achille in inverno: a poco più di tre mesi lui vinse la gara di alto ai Campionati di Società e si gridò al miracolo, tant’è che La Gazzetta dello Sport dedicò un titolo a cinque colonne sulla vicenda. Toso avrebbe poi saltato 2.28 ai Campionati Europei di Spalato».
In 25 anni il mondo dell’atletica è cambiato parecchio, dovendo però sempre fare i conti con gli infortuni: «La generazione che ha subìto di più è forse stata la mia. Prima si correva sulla terra battuta, superficie meno traumatica che dà al piede una piccola possibilità di torsione in curva: una situazione che non si verifica invece con il tartan, che pure permette una migliore resa in allenamento. Quando mi allenavo io atleti e coach non conoscevano queste cose, solo tra Anni Ottanta e Novanta si è capito come fosse importante svolgere anche lavori di ripetute senza chiodi. Oggi gli infortuni ci sono comunque ma si è preso coscienza del problema. Forse proprio da questo aspetto è nato l’interesse verso la chirurgia del tendine d’Achille e la professione che ho intrapreso».
Luca De Ponti, che succede a Nathalie Biasolo nel ruolo di medico sociale del nostro club, opera presso la clinica San Camillo e ha uno studio in Viale Tunisia: alla proposta del presidente Sergio Tammaro di svolgere il ruolo di medico sociale della Riccardi ha risposto con grande entusiasmo. Ascoltando le sue parole non è difficile capire perché: «Renato Tammaro era un personaggio unico: seguiva tutti, dai ragazzini di 15-16 anni agli atleti più affermati, aveva una straordinaria capacità di valorizzare i suoi atleti dal punto di vista sportivo. Il figlio Sergio ha ripreso la sua filosofia».
Il dottor Luca De Ponti è oggi quindi un riferimento per le maglie verdi, «per gli atleti delle squadre agonistiche ma anche per i corsisti e i loro genitori se lo ritenessero utile», come spiega lui stesso: sotto il camice batte sempre un cuore verde.
Ce. Ri.
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