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FIDAL

È il momento dei passaggi di consegne: nel calendario atletico italiano la stagione delle indoor e delle campestri sta per lasciare spazio a “Sua Maestà” la pista all’aperto, l’unico settore dell’atletica assieme a corsa su strada e marcia ad avere dignità olimpica; in casa Riccardi 1946 invece è il momento dell’investitura di un nuovo capitanoMax Dentali capitano 2

Massimiliano Dentali (FOTO a destra) l’aveva già detto prima della finale Oro di Jesolo 2015: «La finale dei Societari sarà l’ultima gara della mia carriera». La vittoria nella 4x100, affrontata come primo frazionista consegnando il testimone all’amico Stefano Anceschi, e il successivo scudetto sono state per Max le ciliegine sulla torta di una splendida carriera. Il suo ritiro ha lasciato libero anche il prestigioso ruolo di capitano in campo, che Dentali ricopriva dal 2012: su suggerimento dello stesso Massimiliano il presidente Sergio Tammaro ha affidato il ruolo ad Aramis Diaz, portacolori dell’Atletica Riccardi dal 2011 ed eroe dell’ultimo scudetto (a Jesolo vinse 400 piani e 400 ostacoli correndo poi anche l’ultima frazione di 4x400).

Diaz, “moschettiere” cubano dei 400 ostacoli (NELLA FOTO sotto), è originario dell’Avana ma vive in Italia dal 2006: ora risiede a Ostia, non lontano dal campo dove si allena. A 41 anni e quattro mesi (è nato il 22 novembre 1974) il suo entusiasmo e la sua voglia di affrontare nuove sfide sono intatti.    

Aramis, da questa stagione sarai capitano della squadra maschile più forte d’Italia: come vivrai questo prestigioso “incarico”?

«È un ruolo molto importante, voglio essere un esempio per i compagni di squadra più giovani e per i nuovi arrivati nella società. Non mi aspettavo di poter avere l’onore di essere il capitano della Riccardi, darò il meglio di me per svolgere il mio compito e svegliare in tutti i ragazzi l’amore per i colori di questa società e l’attaccamento alla maglia».

Aramis Diaz gareggia in Riccardi dal 2011 e con la maglia verde vince quattro scudetti, che diventano cinque aggiungendo quello vinto nel 2010 con la Bruni Vomano: questa però è solo la storia recente. Com’è nata la tua avventura atletica?

«A Cuba nella scuola lo sport è estremamente presente. Io avevo iniziato a 11 anni con il basket, ma quasi subito mi notò un allenatore di atletica e mi fece provare questa disciplina: si può dire che nel 2016 la mia carriera atletica compia 30 anni! Entrai in squadra nazionale nel 1998 e in un anno passai da 52”11 a 50”76 sui 400 ostacoli, specialità che già allora era la mia preferita e in cui ero il secondo specialista cubano tempi alla mano. Purtroppo dopo un bel 1999 soffrii per una periostite: in nazionale però premettero perché non mi fermassi e così l’anno dopo subii una frattura da stress. Rientrai nel 2002 correndo in 51”8, poi proseguii ad allenarmi senza però ritrovare spazio in squadra nazionale: nel 2005 feci armi e bagagli e mi trasferii in Portogallo per ragioni sentimentali, nel settembre dell’anno successivo approdai in Italia. Per i primi due anni mi allenai senza gareggiare, nel 2009 decisi di ritornare ai blocchi di partenza: la prima gara fu un pianto, 54”08».

Aramis Diaz capitanoLa tua carriera però non finì lì.

«Tutt’altro, nel 2010 correvo già in 50”53, migliorando il tempo che avevo ottenuto a 24 anni! Seguito dal mio tecnico Luca Menicocci approdai a 50”10 nel 2012, tuttora mio primato personale, e a due bronzi ai Campionati Italiani Assoluti nel 2013 e nel 2014».

Nel frattempo era iniziata la tua avventura in maglia verde: come sei arrivato in Riccardi?

«I rapporti con la Bruni Vomano già dal 2010 non erano il top, il primo contatto con la Riccardi lo ebbi con Sergio Tammaro, qui mi sono subito trovato benissimo».

Anche perché sei un autentico “specialista” delle finali Oro…

«Dal 2011 al 2015 ho disputato cinque volte i 400 ostacoli nella finale scudetto vincendo in quattro occasioni: persi solo a Modena 2012 quando chiusi quinto da infortunato».

Quali sono gli obiettivi del tuo 2016?

«Sto procedendo passo per passo, devo sempre pensare a gestire un’età non più verdissima. In primis vorrei confermare il minimo per gli Europei che detengo già e poi giocarmela ai Campionati Italiani Assoluti: spero di salire sul podio assieme a Mario Lambrughi, sarebbe bellissimo avere due maglie verdi a medaglia. Poi ci sono i Giochi di Rio: un traguardo lontano, ma non irraggiungibile. Prima però occorre seminare bene: attualmente mi alleno sei giorni la settimana con nove sedute complessive, di cui tre di pesi».

La maglia della nazionale in una grande manifestazione che già sognavi nel 1999 con Cuba ai Giochi Panamericani di Winnipeg potrebbe arrivare quest’anno con l’azzurro degli Europei di Amsterdam, a distanza di 17 anni: qual è il segreto dell’eterna giovinezza di Aramis Diaz?

«Il mio sorriso: vedere il lato positivo delle cose e pensare a godersi ogni momento. Buttarsi giù significa lasciare passare gli anni. E poi, ovviamente, occorre sempre dare il massimo in allenamento rispettando i tempi. Passare gli ostacoli in allenamento mi fa sentire vivo: forse è quello il mio segreto».

Cesare Rizzi

 

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