Il nostro Alessandro Claut, atleta e consigliere della Riccardi 1946, la scorsa domenica ha completato un’impresa chiudendo la New York City Marathon al 28esimo posto assoluto (22esimo tra gli uomini) sui 50mila corridori in gara nella corsa su strada più conosciuta (e ambita) del mondo. Alessandro ha deciso di raccontare la propria esperienza al sito specializzato Podisti.net: ne riportiamo un ampio stralcio, rinnovandogli i complimenti. L’articolo completo è disponibile a questo LINK.
Quando decisi di correre New York sapevo che non sarebbe stato facile fare il personale, ma mi fissai comunque l'obiettivo di correre sotto le 2:30 , del resto bisogna pur sempre mirare a traguardi ambiziosi, no? Certo non mi immaginavo un percorso così difficile. La TV non rende l'idea di cosa sia correre sulla Fifth Avenue e in Central Park: salita "vera" per diversi chilometri con soli pochi attimi di tregua.
Ma andiamo con ordine:
Organizzazione perfetta in tutto, trasporto sicurezza, aree di partenza, tutto ordinato e senza intoppi o attese fastidiose. Importante prima di una gara che già per ragioni logistiche ti obbliga ad una levataccia.
Emozionante l'inno nazionale, soprattutto per noi che eravamo vicini alla linea di partenza quando è stato cantato; il patriottismo americano può essere difficile da comprendere per noi italiani, ma personalmente questa loro abitudine di cantare l'inno prima di una manifestazione sportiva mi piace.
La partenza da Verrazzano è in salita, ma il fatto che sia solo il primo chilometro aiuta sicuramente a non sentirla (…). Appena scesi dal ponte si incontra per la prima volta il pubblico, a mio parere vero protagonista dell'evento. Sembra ci sia addirittura la gara ad essere i primi spettatori della corsa da quanto la gente si spinge fino a dove è consentito. Magari in Italia avessimo di questa cultura!
La gente accompagna gli atleti per tutta la prima parte del percorso, tutto sommato abbastanza agevole a parte un paio di saliscendi. L'attenzione deve tuttavia essere sempre al massimo perché gli incitamenti e l'atmosfera di festa creano eccitazione e si rischia di strafare. E se si sbaglia nella prima parte di gara, il conto si presenta puntuale nella seconda... (…). Al Queensboro Bridge si incontra la prima vera asperità: un ponte che fa paura a guardarlo da quanto sale. E infatti decido di non guardare a più di 5 metri dai miei piedi per non farmi condizionare, accorcio il passo e non penso al vento, in quel punto fastidioso, e arrivo tutto sommato facilmente alla discesa. La fatica del ponte viene ampiamente ripagata però dall'ingresso nella First Avenue, un vero e proprio stadio che fa il tifo solo per te. Finalmente intuisco cosa possano provare i calciatori davanti alle tribune piene. Sensazione indescrivibile!
(…) Per spronarmi e non sentire la fatica, a questo punto tanta anche se le gambe girano ancora , faccio finta che le miglia siano chilometri e improvvisamente mi trovo a -4 km dall'arrivo. Praticamente è fatta! Non proprio... La Fifth Avenue e Central Park sono davvero duri, molto più di quello che pensavo vedendo la gara in tv. Per fortuna che il pubblico continua ad incitarmi senza pausa: "looking good! looking good!". Decido di crederci e continuo a correre, anche se ormai la fatica ha decisamente preso il sopravvento. (…). Gli ultimi metri li passo allora applaudendo il pubblico, davvero fantastico in tutto il percorso, che ovviamente ricambia regalandomi ancora una grande emozione.
New York e personale (2:28'22). Giornata perfetta!
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