di Nino Moleti
E’ la domanda che si pone ai giovani virgulti per provocare le loro speranze. Ai miei tempi, e purtroppo sono passati tanti anni, Giovannino rispondeva: - Io farò il pompiere.- - Io invece il macchinista del treno.- Con un sorriso radioso e colmo di speranze Teresina annunciava: - Io voglio fare la sarta. – Quante speranze!
Con la stessa speranza tanti anni fa’ Renato Tammaro pronunciò: - Io fondo la Riccardi e sarà una delle squadre di atletica più forti d’Italia! Renato, da allora e ancora oggi presidente, è l’Anima della società. La storia ha confermato le sue aspettative.
Esaminiamo l’ultimo decennio, l’anno della piena maturità. Si può tranquillamente annunciare che la Riccardi si è sempre classificata fra le primissime società italiane.
Diamo però uno sguardo più attento alle graduatorie annuali dei campionati.
Le società militari hanno quasi sempre occupato le prime posizioni. Io però le metto da parte. Senza togliere loro alcun merito si sono pavoneggiate con le penne altrui. I nostri migliori atleti e naturalmente anche quelli delle altre società civili, ci sono stati da loro rapinati durante il periodo di ferma militare ed inseriti nelle loro formazioni e quindi nelle vittorie e pertanto punteggi. A noi è rimasto il rammarico che i nostri atleti, scoperti, allevati, allenati, formati atleticamente e sottratti proprio nella loro maturità atletica, sono stati costretti a gareggiare contro le nostre formazioni orfane.
Società commerciali, industriali, bancarie, o sponsorizzate. Tutte queste hanno avuto possibilità economiche di gran lunga superiori alle nostre. Sarebbe come mettere a confronto la Fiat, Berlusconi, Moratti con le squadre di calcio dell’Empoli, della Reggina, del Siena. Perciò mettiamo da parte anche loro. Parliamo dei CUS. Non credo sia eresia sostenere che anche noi tutti contribuiamo economicamente al loro mantenimento .
Risultato finale: l’Atletica Riccardi è la prima società italiana. Voi pensatela come volete, io però ne sono convinto. Che ci importano le classifiche ufficiali, noi siamo meno burocratici e più passionali; questo è il mio pensiero. Io sono un romantico! A me piace sperare che alle prossime domande che verranno fatte ai nostri giovani: - Cosa farai da grande? – ci sia qualcuno che risponda: - Voglio fondare una società atletica come la Riccardi! –
Utopia, speranza, previsione ?
… e le stelle staranno a guardare.
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