Nove atleti per 14 Mondiali. L’Atletica Riccardi 1946 è stata fondata 37 anni prima della tappa inaugurale della rassegna iridata (Helsinki 1983), ma nonostante la relativa “gioventù” dei Campionati del Mondo (14 le edizioni allestite fino a Mosca 2013) sono nove gli alfieri della Riccardi (fosse essa il proprio club o la società d’origine prima di sbarcare nell’universo dei gruppi militari) ad essersi guadagnati il posto in azzurro nella kermesse. Nella foto i 9 alfieri in ordine di partecipazione
La storia verde negli anelli iridati inizia a Roma 1987, edizione numero due dei Mondiali: Gelindo Bordin in maratona va subito a medaglia (bronzo in 2 ore 12’40”), suonando il preludio del trionfo olimpico di Seul; Vito Petrella è invece eliminato nel secondo turno eliminatorio (sesta piazza nella seconda semifinale: 3’03”91) della 4x400 corsa assieme a Marcello Pantone, Andrea Montanari e Roberto Ribaud dopo che nel primo turno la Nazionale aveva superato l’ostacolo in 3’04”64 grazie allo stesso Petrella e a un altro atleta nato in Riccardi come Tiziano Gemelli. Altri tempi, se non altro alla luce dei tre turni previsti per una staffetta del miglio. Nel 1991 si va a Tokyo ed è ancora Gelindo Bordin protagonista azzurro in maratona: ottavo in 2 ore 17’03”.
Da Tokyo si balza temporalmente al trittico Atene-Siviglia-Edmonton: i protagonisti sono il maratoneta Danilo Goffi, lo sprinter Andrea Colombo e il marciatore fratello d’arte Ivano Brugnetti. Goffi, già campione europeo Juniores dei 10.000 a Salonicco 1991, è piazzato di lusso nelle due maratone vinte da Abel Anton: quarto ad Atene 1997 in 2 ore 14’47”, quinto a Siviglia 1999 in 2 ore 14’50”. Un altro campione europeo Under 20 come Colombo prende parte invece alle 4x100 di Siviglia 1999 e di Edmonton 2001 come ultimo frazionista: fuori in batteria nel primo caso (38”98 con Luca Verdecchia, Massimiliano Donati e Maurizio Checcucci), quinta in semifinale nel secondo (38”71 con Francesco Scuderi, Marco Torrieri e Maurizio Checcucci). Brugnetti regala invece la gioia di un titolo mondiale da condividere anche con il club civile che l’ha lanciato: a Siviglia 1999 chiude la 50 km a sorpresissima con la medaglia d’argento al collo alle spalle del russo German Skurygin. Un argento che diventa oro nel 2001, quando Skurygin viene cancellato dal podio per doping (ormone della crescita) sette anni prima che un infarto lo estrometta in modo ben più tragico dalla vita. Il rapporto tra Brugnetti e i Mondiali vira ben presto sulla 20 km, ma l’oro olimpico di Atene 2004 al collo non porterà molta fortuna a Ivano: ritirato a Helsinki 2005, squalificato a Osaka 2007, ancora ritirato a Berlino 2009.
Nella foto a destra Siviglia 1999 in casa italia si brinda alla medaglia d' argento della 50 km al collo di Ivano Brugnetti con gli altri marciatori azzurri e l'allora presidente della FIDAL Gianni Gola. Poi diventerà d'oro con la squalifica di Skurygin.
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Un nuovo capitolo viene scritto da due velocisti, il torinese Fabio Cerutti e il mantovano Diego Marani. Cerutti vanta due partecipazioni iridate: a Berlino 2009 corre i 100 individuali ed è eliminato nel secondo turno eliminatorio (10”37 dopo il 10”36 del primo) sulla strada dello show finale da 9”58 di Usain Bolt; sempre nella capitale tedesca approda nella finale della 4x100 ed è sesto in 38”54 (38”52 in batteria) da quarto frazionista dopo le volate di Roberto Donati, Simone Collio ed Emanuele Di Gregorio; a Daegu 2011 corre ancora l’ultima frazione della 4x100 in una finale che vede l’Italia quinta con tanti rimpianti in 38”96 (gli altri frazionisti sono Michael Tumi, Simone Collio ed Emanuele Di Gregorio). Per Marani invece l’ora X scatta a Mosca il 18 agosto 2013: l’Italia, con Diego terzo frazionista dopo Michael Tumi e Matteo Galvan e prima di Delmas Obou, arriva in batteria un 38”49 che non basta per la finale.
Il nono atleta in maglia verde ad aver difeso i colori della Nazionale italiana ai Campionati del Mondo è Jamel Chatbi proprio a Mosca 2013: un’opaca prova in batteria nei 3000 siepi culminata con una controversa squalifica per invasione di corsia. Pechino per Jamel sarà l’occasione per la rivincita.
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