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FIDAL

Gabriele Gamba Andrea Previtali Ancona 2018 podio HP

Mino Passoniallenatore FIDAL dal 1989 dopo un passato da discreto mezzofondista (con personali da 1’58”7 sugli 800, 3’59”5 sui 1500, 8’41”0 sui 3000 e 15’02”2 sui 5000), Pasqualino Passoni, universalmente conosciuto come “Mino”, è il punto di riferimento in Riccardi della realtà di Carnate (MB) e della società collegata del CTL3 Atletica: agli ordini suoi e della moglie Laura Faccio (ex azzurra) ci sono soprattutto specialisti del mezzofondo veloce e prolungato e soprattutto ragazze, a partire dalla figlia Sabrina e da Francesca Bussone passando per le più giovani Giulia Rota, Angelica Curatolo, Bousso Faye e Noemi Brambilla.

Come hai conosciuto la Riccardi?

Negli anni in cui io gareggiavo molti miei avversari/amici erano dell’Atletica Riccardi: io correvo in SNIA, presieduta allora da Franco Sar.

Ogni volta che gareggiavo incontravo sui campi sempre Renato Tammaro, che già allora stimavo tantissimo. Poi dopo diversi anni ho cominciato ad allenare, partendo dalla Casati Arcore: un anno ai Campionati Provinciali Allievi nella 4x400 conquistammo il titolo battendo proprio…la Riccardi.

Sempre , ma dico sempre, Renato Tammaro mi faceva i suoi complimenti. Una sera mi telefonò a casa, forse nel 1996-1997, chiedendomi se volessi passare alla Riccardi: mi prese alla sprovvista, avevo ancora un preciso impegno con Arcore. Lui mi disse “Vedrai che prima o poi verrai in Riccardi”. Quando la Casati Arcore smantellò il settore Assoluto, dopo un passaggio in Snam e Cento Torri Pavia, approdai con il mio gruppo maschile in maglia verde: nel 2010 chiesi alla Riccardi se potesse accoglierci e Renato lo fece con un grande sorriso e con affetto. La sua previsione si era avverata.  Aver conosciuto Renato Tammaro per me è stato un onore:  ha fatto la storia di questo splendido sport.

Perché inciti in modo così concitato i tuoi atleti?

Perché sono stato atleta e so cosa significa avere chi ti segue in gara anche con il semplice incitamento (e non solo per chi sta davanti , ma per tutti). Standogli "addosso" spesso si riesce a far capire cosa e come fare certe azioni e non farne altre. Ovviamente tutto questo tende a finire, quando l'atleta raggiunge una certa maturità e quando corre quindi in contesti diversi rispetto alle gare di preparazione.

 La soddisfazione più bella della tua carriera di tecnico e cosa hai ricevuto dai giovani che hai avviato allo sport?

Le più belle le ho avute certamente quando collaboravo con Giorgio Rondelli nel seguire mia moglie Laura, sopratutto quando ha raggiunto per la prima volta l'obbiettivo di partecipare ai Campionati del Mondo di cross a Varsavia nel 1987, Mondiali che poi ha disputato per altre tre volte (1989-1990-1991). Ovviamente il tecnico di riferimento era Giorgio, ma fidatevi che ci ho messo molta disponibilità e impegno.

Come head coach la prima grande soddisfazione è arrivata con Filippo Meani che nel lontano 1993 fu secondo ai Campionati Italiani Under 16 negli 800; poi il  primo titolo Italiano grazie a Manuela Fadda, poi azzurra di cross e corsa in montagna. Dopo di loro devo dire che sono arrivati tanti altri ottimi atleti che hanno raggiunto i loro medesimi risultati, non solo nel mezzofondo, come il lunghista all’epoca in forza alla Riccardi Alessandro Li Veli, approdato alla finale (11esimo) dei Mondiali Under 18 di Donetsk 2013. Anche mia figlia Sabrina Passoni nel suo piccolo ha avuto risultati continui a livello nazionale fino alla categoria Juniores. Per la Riccardi in generale ho avuto la possibilità di seguire tanti atleti di ottima qualità.  

Un tuo ricordo da atleta?

La mia più grande soddisfazione in atletica è arrivata sfortunatamente prestissimo, nel 1972: ero in quello che oggi sarebbe il primo anno Cadetti (allora era definita ancora categoria Ragazzi). Durante il meeting internazionale di Siena, competizione molto prestigiosa all’epoca, si svolgeva un gara di 1000 metri che chiamava all'appello i migliori 96 atleti selezionati da prove provinciali in tutta l'Italia. Ci sono arrivato con il 17esimo tempo , quindi il primo degli esclusi dalla migliore delle sei serie.

Il piatto forte del meeting era a livello Assoluto Pietro Arese contro Rick Wohlhuter negli 800, Renato Dionisi nel salto in con l'asta e un giovane emergente, certo Pietro Mennea, sui 200. C’erano 30.000 spettatori a tifare, quando sono partito per la mia gara ero troppo motivato, ho dominato la mia serie e sono andato così forte da battere anche i migliori  della prima serie. Così ho vinto e sono pure stato intervistato da La Domenica Sportiva (anche se l’intervista fu una frana!).

Ho smesso di correre agonisticamente durante il servizio militare: il capitano  che seguiva il centro sportivo militare del 3° Corpo di Armata , un giorno mi disse: «Passoni , perché invece di correre non alleni che mi sembri più bravo?».

Il tuo personale con i tuoi atleti?

Quello che ricevo dai giovani è un bagaglio enorme in termini di emozioni, di esperienze di vita, in un confronto sempre aperto ,sereno e spontaneo che mi porta a essere per loro da sempre non solo il tecnico ma anche molto altro così  come  loro per me non sono sempre e solo dei semplici atleti.

Il rapporto con i miei ex atleti è ancora vivo: sono pure  il mio medico, il mio idraulico, il mio elettricista il mio carrozziere... Badate bene che questo rapporto non solo tecnico per molti non sembra essere un bene, ma se non ci fosse questo rapporto che va oltre al semplice far svolgere un programma di allenamento....non si andrebbe da nessuna parte. Inoltre  il mio rapporto è sempre aperto non solo con i miei atleti, dirigenti, tecnici e con tutti coloro che fanno parte dell'ambiente atletica leggera.

 Mino, cosa faresti senza il mezzofondo?

Senza mezzofondo…nessun problema anche se è il mio “amore”: quando si tratta di atletica, quindi correre, saltare e lanciare, tutto mi appassiona.  Comunque, senza dubbio ,correre e far correre e' per me motivo di estrema passione.

(alcuni passaggi sono stati tratti da un’intervista per Affari&Sport)

 

 

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